La prima partita di questa stagione guardando la Lazio in campo avevo avuto un tuffo al cuore e quasi m’era sembrata un’altra squadra.
E nonostante la felicità per l’arrivo di Sarri, il ritorno di Felipe Anderson, lo stesso mi accompagnava la sensazione che un capitolo importantissimo fosse stato malamente chiuso alle spalle. Ovunque guardassi c’era la mancanza di qualcosa che non è più.
Forse solo per me però, dal momento in cui avevo ricordato che Senad Lulic non era fuori per infortunio, non capivo cosa si potesse realmente fare per cercare di rendere avvincente la situazione.

Dopo averlo botolato nel giro di pochissimi minuti al Mapei, la società era stata capace di silurarlo senza darsi un senso, tanto per alzare un minimo di maretta poi.
E sia chiaro, odio il baraccume, ma il modo in cui il Capitano meritava di essere salutato andava a scontrarsi col silenzio stampa.
Senad ha deciso di raccontarsi e di togliersi un sassolino della scarpa a posteriori.

Lo ha fatto in maniera non aggressiva e questo mi sembra assolutamente apprezzabile visto che ero davvero nera perché, tra inutili comunicati che continuavano a infestare l’universo Formelliano la scorsa estate, proprio lui era stato mandato a casa co’ due parole in croce. Ma, sinceramente, non ricordo nemmeno quelle e non è polemica, magari soffro una carenza di fosforo.

E io LULIC tvb e STILL MISS YOU.

L’ ex capitano della Lazio, ha parlato a 360° ai microfoni del Corriere dello Sport. Dal 26 maggio, alla mancata festa di addio…

«Sto bene, vivo a Coira, faccio il padre h24, mi godo la famiglia, la libertà. Faccio il tassista. Gliultimi due anni a Roma non sono stati facili. La mia famiglia era in Svizzera, è stata dura anche per la pandemia. Ho deciso di dedicarmi a loro. Mi riposo e mi ricarico.
Il 6 giugno inizierò il corso a Coverciano, prenderò il patentino allenatore Uefa A, non escludo il resto.

Vivo come prima del calcio, sono un uomo semplice. A Roma ero travolto dall’affetto, un’emozione continua. Qui qualcuno mi ferma, non capita spesso.
Ho voluto staccare, mi serviva tempo per me stesso. Non ho voluto fare interviste anche per non creare casino dentro la Lazio e fuori. Mi serviva calma per ripensare a tutto. Mi sto svegliando un po’.

Quando torno a Roma sento un amore incredibile ed è la cosa più bella. Mi stimano anche come uomo. Sono orgoglioso dei miei 10 anni laziali. Mi arrivano messaggi, mi sento amato.

Non avevo aspettativa, però mi aspettavo chiarezza. Pensavo che ci saremmo seduti per chiarire cosa fare. Ho provato rabbia ed amarezza. Giochi l’ultima con il Sassuolo e non sai cosa succederà, se resti o no. A marzo o aprile mi avrebbero potuto dire: “Senad, vogliamo ringiovanire”. 
Non ci sarebbero stati problemi, è mancata la chiarezza. Avrei continuato volentieri, 5 minuti dopo 10 anni potevano ritrovarsi. 

Invece sono partito per le vacanze e in vacanza sono rimasto.
Il 30 giugno mi ha chiamato dicendomi che non avremmo continuato insieme, che avrebbero preso un altro.
Se con Inzaghi sarei rimasto? Penso che la mia partenza fosse decisa. Nel calcio si dà la colpa agli altri. Alla fine è passata che fu Sarri a non volermi, ma non penso c’entri.
Potevano dirmi “Hysaj è più forte, non ci servi più”. Hanno ringiovanito sì. Poi però è arrivato Pedro nella squadra più vecchia della A.

Mi emozionano ancora i tifosi, dirgli grazie è poco. Ci sarà sempre un legame. Il 26 maggio è e sarà sempre della Lazio e dei laziali. Non si tocca, non c’è rivincita.

(Festa per Lulic?)Non ti puoi autoinvitare a un matrimonio. Non posso chiamare io la Lazio e dire “fate una partita per me per favore”. Se ci andrei? Se non è successo finora non penso succederà, è tardi. C’era la scusa della pandemia, va bene così.  Semplicemente bastava un grazie. I 60mila dell’Olimpico li ho a prescindere quando vengo a Roma. Ho visto le premiazioni dell’ultima partita e questo mi ha fatto male ancora di più. 
Mi è dispiaciuto anche per Luiz Felipe, unico non premiato. Poveraccio, piangeva. Non deve essere stata una bella cosa neppure per i tifosi. Non bisogna essere incazzati o permalosi se qualcuno va via. Guardi la Juve con Dybala o Romagnoli al Milan. Serve rispetto, a volte manca.
Se non avessi scritto io la lettera non penso che avrebbero fato qualcosa e non credo l’abbia scritta lui.

Ero uno qualsiasi, sono entrato nel cuore dei tifosi, sono uno di loro. Eroe è esagerato ma quel gol è immortalità calcistica. Ero al posto giusto al momento giusto. Sono stato bravo a leggere l’azione, a frenare, a coordinarmi. Non era semplice dopo la deviazione di Lobont. E servita fortuna, ma anche voglia di prenderlo quel pallone. Non ero lì per caso. Chi mi ha mandato lì? Petkovic voleva e vuole che si riempia l’area quando c’è l’attacco da destra. È andata come doveva.
Come posso spiegare un’emozione inspiegabile? Basta vedere le immagini. Non ho dormito per tante notti. Ho regalato un’emozione per la vita, il massimo che si può chiedere.

Ho resistito a tutto e alla fine ho preso un bel calcio in c…..Neanche un grazie. E questo che mi dà fastidio. Ho giocato con dolori ovunque. La gente lo vede.

Ho litigato con tutti, anche con Petkovic. Poi passa tutto, ho litigato con Radu in ogni partita. Ci sentiamo, siamo fratelli.
Seguo la Lazio quando posso. Arrivi quinto hai fatto il tuo. Ai tifosi auguro la Champions.
Se passerà? La Lazio e i suoi tifosi sono dentro di me».

Si è speso come capitano, sempre partecipe concretamente alla guida della sua Lazio e si è speso come combattente, non si è mai tirato indietro.

Si è esposto, ha litigato, ha fatto pace, è stato protagonista, diretto e indiretto di quasi tutti gli svolgimenti di gioco e anche di quelli trash -tipo Rudiger che vendeva i calzini alla stazione- che si sono scatenati, perché il trash gli veniva genuino e senza forzature come per me è naturale bere un Santero.

Avrebbe meritato più rispetto dalla società. 
Anche se ormai è chiedere troppo visto che, ahinoi, è tutto così palesemente scontato.

MA QUANDO PASSA SENAD I VERI LAZIALI BATTONO LE MANI E “GLI ALTRI” ABBASSANO LA TESTA.

Simplemente, Xoxo.

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